Transappenninica e Museo Righini

Transappenninica e Museo Righini

Transappenninica e Museo Righini, una passeggiata nella storia – 07.07.2018

Quando si rientra da un raduno o da una giornata dedicata ai nostri mezzi storici, il primo pensiero è di avere presto un articolo da pubblicare sul nostro sito.
Questa volta, invece, voglio riportare le mie impressioni, che il 7 Luglio ho provato nel fare la Transappenninica, con gli amici del Club.
Potrebbero anche, queste mie sensazioni, non essere condivise dai compagni di aver passato una bella giornata, l‘impressione invece penso sia ampiamente condivisa, anche per alcune compagne di viaggio che si sono coraggiosamente presentate alla partenza in perfetto orario.
Ritrovo alle 8,15 come da programma; tutti presenti. Dopo aver ritirato il Road maps ed il bell’adesivo della Transappenninica, imbocchiamo la mitica Porrettana, in cui parte del percorso fu scelto anni fa per la Coppa della Collina come gara di velocità, oggi gara di regolarità.
Su questo tracciato si apprezza a pieno il motore di una macchina come la mia; non importa se sei una schiappa di pilota, come me, ti senti comunque un fuoriclasse.

Tutto filò liscio, a parte qualche capello bianco, con pandina 4X4 scariolanta o Daewoo Matiz ROSSA che ci fece un po’ da tappo per qualche Km, meritandosi, una sonora strombazzata. Alle 9,36 come da Road Maps, facciamo un Pit Stop al Gran caffè di Vergato, dove una bella Emiliana ci fa un buon caffè, 15’ minuti di sosta e poi via sino al Castello di Panzano Castelfranco Emilia, dove arriviamo sempre in perfetto orario, come da road book.
Alle 10,40 varchiamo il portone di questa affascinante struttura, in mezzo alla campagna, che emana un profumo d’erba appena tagliata. Anche un altro profumo c’è nell’aria, quello che solo noi riusciamo a percepire: quello dei motori. Magari non c’è ma egualmente lo senti in questa campagna Modenese.

Oscar il custode della Collezione Righini, con quel calore sincero e schietto che hanno le persone di quì, ci accoglie come se fossimo di casa. Non perdiamo tempo per darci del tu e gli facciamo indossare subito una nostra polo. Lui dispone tutte le nostre auto nel giardino interno al castello; poi chiude il portone d’ingresso del castello e qui, almeno per me, si compie la magia.
Mi sono guardato intorno e mi è sembrato di ritrovarmi ad inizio secolo scorso. Il castello non trasuda aria di nobiltà, ma di lavoro contadino; su alcune pareti della casa si vedono ancora tracce del verde rame, che lo si usava come antiparassitario. Le capanne per la legna e delle attrezzature per coltivare la terra, un bel giardino ma senza troppi fronzoli che rispecchia il carattere concreto di questa gente. Può piacere o no, ma per me ha un fascino di un tipo di vita che per l’età che ho lìho appena vissuta ed ora mai non esiste più.
Poi Oscar, da conoscitore dei visitatori alla Collezione, spalanca di colpo i due portoni delle cantine, dove riposano, sempre pronti però a scalpitare, una mandria di puro sangue d’acciaio; una cosa da far mancare il fiato, le vetture attaccate l’una all’altra, delle quali il nostro Ospite ci narra qualche storia:

Il primo esemplare, proprio all’ ingresso è proprio la prima auto costruita, una Benz (Mercedes) ma proprio quella vera, non, per intenderci, quella ricostruita, nel museo a Stoccarda. L’unica Rolls-Royce carrozzata in Italia, che Rossi di Montelera (patron della Martini & Rossi), non potendola acquistare, non essendo di nobile di famiglia, con uno stratagemma ne comperò la meccanica e si fece costruire la carrozzeria in Italia: uno schiaffo sonoro agli Inglesi, avendo realizzato un capolavoro d’auto Made in Italy.
A seguire la limousine del Re Vittorio Emanuele o la decappottabile di Benito, una Bianchi del 1936, stupenda vettura prima che la piovra Fiat gli impedisse di svilupparsi a questa temibile concorrente.
Ultima storia che non può non colpire, quella di un signore che si fa costruire da Ferrari un’auto da corsa; picchia e la porta a Modena da un carrozziere a riparare.
Il carrozziere non avendo disegni o rilievi di questo unico modello, ricostruisce a suo gusto il frontale rovinato. Il proprietario, finito il lavoro, porta l’auto, alla Ferrari per rifare il motore, Il mitico Enzo, visto il lavoro, chiede chi lo avesse realizzato per incontrarlo: da quel momento inizia la collaborazione con la carrozzeria Scaglietti di Modena, essendo lui che ha riparato. Oscar ci ricorda che Scaglietti, dovendo ritingere la testata della vettura con l’abituale nero, ma avendolo finito la fa rossa: da qui nasce la Testarossa.

Dopo questo tuffo nel passato, molti di noi vanno in carenza di calorie e presto fatto: li porto al pronto soccorso a solo mt. 50,: Trattoria Il Bollo, dove la brava Cristina, viste le facce affaticate ed anemiche, ci fa una iniezione di tagliatelle alla bolognese. Ma non ha fatto bene i conti, soprattutto non conosce le nostre buone forchette; corre quindi ai ripari, le cameriere terrorizzate non escono più dalla cucine sino che non hanno sufficienti vassoi di rinforzo di gustose tagliatelle, gli animi e gli stomaci si placano e finiamo il pranzo.

Ore 15,40. Riprendiamo la strada del ritorno: autostrada o di nuovo la Porrettana? Io non ho dubbi e riprendo a salire sotto un sole infernale.
E’ troppo bella la strada, piena di tornanti e dirizzoni e con il finestrino aperto per sentire i cavalli del mio motore che scalpitano. Arriva anche un po’ d’acqua, ma non fa niente, non richiudo nemmeno il tettino.
Uscito da Porretta, chi trovo? La Daewoo Matiz rossa, affaticata probabilmente dopo una lunga giornata a portare a spasso il padrone.
Forse ha anche perso qualche cavallo, raggiunge a malapena i 25 Kmh. Occorre quindi una terapia d’urto: una sostenuta strombettata e immediatamente si risveglia, arranca fino a 30 kmh e poi esausta, capisce e forse mandandoci a quel paese, si mette da parte per farmi passare.
Pensatela pure come vi pare: io un sabato così lo rifarei anche domani e per questo mi sento di dire

Grazie Sig. MARIO per quello che ha fatto e quello e che sta facendo dando la possibilità di poterle ammirare.

DAI NOSTRI SOCI

“ok è stato veramente organizzato bene non importa che lo dica ….comunque ce ne sono altri musei tu organizza ed io partecipo anche con la neve 😀😀😀”
(anonimo)

“Cavolo sei anche un ottimo cronista,mi fai ribollire di rimpianti per.non aver potuto partecipare”
(anonimo)

Grazie Cesare per quanto hai scritto.
Condivido il tutto. Un caro saluto”
(anonimo)

“Sì Cesare, il piacere! C’è chi lo prova suonando il piano, chi raccogliendo francobolli etc… E chi come noi lo prova stando insieme guidando le ns storiche auto ! ! Devo anche rilevare che hai deciso un menù perfetto! Siamo tutti sovralimentati e saltando gli antipasti abbiamo evitato di strafogarci di cibo e, per una volta, alle tre abbiamo finito evitando il solito pranzo tipo matrimonio fino alle 16,30\17,00. Non dimentichiamo che poi in genere ci si rimette al volante.
Voglio anche sottolineare (e non è un a sviolinata) la perfetta organizzazione tua e del team sempre disponibile ….

Ogni volta è una scoperta e riesci sempre mettere un po’ di cultura in ogni raduno.
Grazie di tutto, a presto”
(anonimo)

“Complimenti per avermi con il sorriso e l’ironia fatto rivivere una giornata indimenticabile ! 👏”
(anonimo)